L'odierno convegno è il risultato e la continuazione del lavoro iniziato lo scorso anno con il convegno di Sesto S. Giovanni “Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico”. Quel convegno era nato dall'esigenza di mettere assieme le forze per dare una risposta più efficace a quello che dalla sua istituzione è diventato l'appuntamento più importante, istituzionalizzato, della campagna di criminalizzazione della resistenza, in particolare di quella comunista, e di riabilitazione di fascismo e fascisti, la c.d. Giornata del Ricordo del 10 febbraio. L'intento era quello di riuscire a superare il carattere locale della miriade di iniziative di contrasto a questa campagna messe in atto negli anni precedenti da organismi di varia natura, unendo le forze per dare respiro più ampio alla risposta. E di unire militanza e ricerca per dare alla risposta un carattere più forte, più documentato e con una base più solida. Il risultato è andato al di la di ogni previsione. Il convegno è riuscito ad assumere valenza nazionale ed è stato un successo, sia per quanto riguarda la qualità delle relazioni, che la partecipazione del pubblico. Tutto questo superando l’aperta ostilità di chi non voleva che l’iniziativa avesse luogo, ma anche gli ostacoli frapposti da opportunisti della sinistra istituzionale.
Il convegno ha fatto emergere quanto, di fronte allo svilupparsi di questa campagna di criminalizzazione della Resistenza e del movimento comunista e di riabilitazione del fascismo, fosse sentita l'esigenza, anche negli ambienti più militanti, di avere armi culturali e scientifiche per contrastarla con efficacia. E come in questo contesto fosse importante cercare di mettere in relazione tra loro i ricercatori che non si sono piegati alle interpretazioni storiografiche divenute ormai ufficiali e che spesso hanno svolto le loro ricerche in ambiti separati, per tentare di superare tale separatezza per arrivare a dei risultati complessivi. Come pure mettere in relazione chi si occupa scientificamente di ricerca, in particolare di quella storica, con la militanza, per dare utilità al lavoro di ricerca e armi culturali a chi milita. Il fatto che il volume sia andato esaurito nel giro di alcuni mesi e che abbia avuto un centinaio di presentazioni, da Trieste alla Calabria, non ha che confermato quanto sia stata giusta la decisione di tenere il convegno e quanto fortemente sia sentita l’esigenza di avere strumenti d’interpretazione del passato per poter agire nel presente.
Un ulteriore e forse più importante risultato è stato quello di aver rafforzato la collaborazione tra gli organismi promotori di quell’iniziativa, che ha portato alla nascita del Coordinamento nazionale contro il revisionismo storico per la verità. Una collaborazione nata allo scopo di contrastare una campagna particolare, ma che ha visto fin dall’inizio presente in tutti la consapevolezza che si trattava di una campagna che era parte di qualcosa di ben più ampio e complessivo. Del tentativo di instaurare una vera e propia egemonia culturale della borghesia, di creare un senso comune diffuso all’insegna dell’individualismo e nazionalismo più sciovinista. La storia e la storiografia in ciò assumono un ruolo di primo piano, diventando strumento di uso quotidiano da parte dell'apparato propagandistico-mediatico della borghesia. A ciò serve l'introduzione di categorie interpretative come il totalitarismo, con il quale si annullano le differenze sostanziali dei fenomeni storici per assumere come chiave interpretativa le presunte affinità formali-istituzionali. Viene così costruita una storia astratta, in cui a muovere le cose sarebbero le idee e le ideologie e in cui gli interessi di cui tali idee e ideologie - e regimi - sono espressione scompaiono del tutto. In tale contesto di svalutazione e messa sullo stesso piano di tutti i fenomeni storici si afferma una storia di individui, che da un lato porta alla rivalutazione del fascismo anche attraverso la scoperta dei lati positivi dei singoli fascisti. Mentre dall'altro si costruisce una storia di persone, singoli individui, staccati dalla massa e soprattutto dai movimenti di massa, creando così un racconto in cui si perde del tutto il senso dello sviluppo della storia umana ed il senso stesso – al di la delle vicende individuali – degli avvenimenti storici. Ma oltre a ciò la storiografia serve anche alla costruzione di una nuova storia della nazione, basata sul presupposto della nazione come unica comunità naturale, comunità organica, legata da missioni e destini comuni. Il “bene della nazione” diventa così l’unico metro di giudizio, mentre lo stato diventa il tutore e l’espressione degli interessi comuni ed indistinti della comunità nazionale. Tutto quanto non rientri in quest’ottica viene cancellato, emarginato e criminalizzato, oppure reinterpretato nel senso della costruzione della storia della nazione.
Con questa consapevolezza abbiamo deciso di continuare il nostro impegno per, come abbiamo scritto all'epoca del convegno di Sesto, riappropriarci della nostra storia, tutta intera, organizzando questo convegno in cui abbiamo allargato il campo d'indagine a diversi aspetti e temi, anche se non tutti certamente, del passato e del presente della società in cui viviamo, cercando di cogliere possibili continuità e differenze. Per creare un'occasione di confronto, di scambio di conoscenze, di approfondimento e dibattito, allo scopo di mettere ancora più fortemente in relazione ricerca e militanza, passato e presente. Per far si che la storiografia serva alla militanza e che la militanza possa arricchire la ricerca. E per creare una occasione per intessere contatti, legami e collaborazioni.
Crediamo che la risposte che abbiamo avuto alla nostra richiesta di collaborazione e partecipazione sia di per se un segno che abbiamo colto una esigenza che si dimostra ancora una volta fortemente sentita. E' ancora un'altro passo avanti nella direzione scelta, ma per farne di ulteriori bisogna che la collaborazione si allarghi e rafforzi. Il Coordinamento è aperto e questa vuole essere anche un occasione per procedere in questo senso.
Il convegno ha fatto emergere quanto, di fronte allo svilupparsi di questa campagna di criminalizzazione della Resistenza e del movimento comunista e di riabilitazione del fascismo, fosse sentita l'esigenza, anche negli ambienti più militanti, di avere armi culturali e scientifiche per contrastarla con efficacia. E come in questo contesto fosse importante cercare di mettere in relazione tra loro i ricercatori che non si sono piegati alle interpretazioni storiografiche divenute ormai ufficiali e che spesso hanno svolto le loro ricerche in ambiti separati, per tentare di superare tale separatezza per arrivare a dei risultati complessivi. Come pure mettere in relazione chi si occupa scientificamente di ricerca, in particolare di quella storica, con la militanza, per dare utilità al lavoro di ricerca e armi culturali a chi milita. Il fatto che il volume sia andato esaurito nel giro di alcuni mesi e che abbia avuto un centinaio di presentazioni, da Trieste alla Calabria, non ha che confermato quanto sia stata giusta la decisione di tenere il convegno e quanto fortemente sia sentita l’esigenza di avere strumenti d’interpretazione del passato per poter agire nel presente.
Un ulteriore e forse più importante risultato è stato quello di aver rafforzato la collaborazione tra gli organismi promotori di quell’iniziativa, che ha portato alla nascita del Coordinamento nazionale contro il revisionismo storico per la verità. Una collaborazione nata allo scopo di contrastare una campagna particolare, ma che ha visto fin dall’inizio presente in tutti la consapevolezza che si trattava di una campagna che era parte di qualcosa di ben più ampio e complessivo. Del tentativo di instaurare una vera e propia egemonia culturale della borghesia, di creare un senso comune diffuso all’insegna dell’individualismo e nazionalismo più sciovinista. La storia e la storiografia in ciò assumono un ruolo di primo piano, diventando strumento di uso quotidiano da parte dell'apparato propagandistico-mediatico della borghesia. A ciò serve l'introduzione di categorie interpretative come il totalitarismo, con il quale si annullano le differenze sostanziali dei fenomeni storici per assumere come chiave interpretativa le presunte affinità formali-istituzionali. Viene così costruita una storia astratta, in cui a muovere le cose sarebbero le idee e le ideologie e in cui gli interessi di cui tali idee e ideologie - e regimi - sono espressione scompaiono del tutto. In tale contesto di svalutazione e messa sullo stesso piano di tutti i fenomeni storici si afferma una storia di individui, che da un lato porta alla rivalutazione del fascismo anche attraverso la scoperta dei lati positivi dei singoli fascisti. Mentre dall'altro si costruisce una storia di persone, singoli individui, staccati dalla massa e soprattutto dai movimenti di massa, creando così un racconto in cui si perde del tutto il senso dello sviluppo della storia umana ed il senso stesso – al di la delle vicende individuali – degli avvenimenti storici. Ma oltre a ciò la storiografia serve anche alla costruzione di una nuova storia della nazione, basata sul presupposto della nazione come unica comunità naturale, comunità organica, legata da missioni e destini comuni. Il “bene della nazione” diventa così l’unico metro di giudizio, mentre lo stato diventa il tutore e l’espressione degli interessi comuni ed indistinti della comunità nazionale. Tutto quanto non rientri in quest’ottica viene cancellato, emarginato e criminalizzato, oppure reinterpretato nel senso della costruzione della storia della nazione.
Con questa consapevolezza abbiamo deciso di continuare il nostro impegno per, come abbiamo scritto all'epoca del convegno di Sesto, riappropriarci della nostra storia, tutta intera, organizzando questo convegno in cui abbiamo allargato il campo d'indagine a diversi aspetti e temi, anche se non tutti certamente, del passato e del presente della società in cui viviamo, cercando di cogliere possibili continuità e differenze. Per creare un'occasione di confronto, di scambio di conoscenze, di approfondimento e dibattito, allo scopo di mettere ancora più fortemente in relazione ricerca e militanza, passato e presente. Per far si che la storiografia serva alla militanza e che la militanza possa arricchire la ricerca. E per creare una occasione per intessere contatti, legami e collaborazioni.
Crediamo che la risposte che abbiamo avuto alla nostra richiesta di collaborazione e partecipazione sia di per se un segno che abbiamo colto una esigenza che si dimostra ancora una volta fortemente sentita. E' ancora un'altro passo avanti nella direzione scelta, ma per farne di ulteriori bisogna che la collaborazione si allarghi e rafforzi. Il Coordinamento è aperto e questa vuole essere anche un occasione per procedere in questo senso.
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